3 Novembre 2015
Tra i tanti modi scelti per celebrare il cinquantenario della morte di Le Corbusier, straordinario genio novecentesco conosciuto soprattutto come architetto, designer ante litteram e urbanista, ma anche pittore, scultore e scrittore, quello di Quodlibet è sicuramente il più trasversale, perché ne ripropone il pensiero tout court. La riedizione italiana de L’art décoratif d’aujourd’hui, pubblicata nel 1925 come raccolta di articoli apparsi su L’Esprit nouveau, la rivista che lo stesso Corbu fondò con il pittore Amédée Ozenfant e il poeta Paul Dermée, rappresenta un’occasione per comprendere un importante snodo culturale del Novecento europeo. Il merito di quest’operazione curata da Domitilla Dardi (che presenta l’ultima edizione del testo rivisto e ampliato dallo stesso autore nel 1959) è di riportare sotto i riflettori questo libro-manifesto in cui lo sguardo acuto e la penna schietta e irriverente di Le Corbusier affrontano temi di grande attualità per il mondo della produzione di serie. Il volume, che con Vers une architecture e Urbanisme forma la trilogia teorica di LC, ha una rivoluzionaria struttura grafico-narrativa che si sviluppa tramite una snella scaletta di categorie concettuali accompagnate da un apparato iconografico di sorprendente varietà. Il linguaggio è ironico e spiazzante, diretto e appassionato. Gli argomenti sono anticipati in testa al volume e sintetizzati in enunciati-slogan ripresi a ogni inizio capitolo. Corbu ci conduce per mano, sezione dopo sezione, in un vortice di riflessioni che conferma i suoi assunti di base: la morte dell’arte decorativa in quanto “elemento inconciliabile col sistema dello spirito contemporaneo”; l’imperativo di individuare la scala e la funzione umana per definire bisogni-tipo e quindi mobili-tipo, semplici e sobri; la necessità per la produzione industriale di realizzare oggetti di perfetta funzionalità e utilità. Al di là delle puntuali considerazioni sui temi affrontati, la lezione principale trasmessa da L’arte decorativa è l’atteggiamento da tenere nei confronti del progetto. Le Corbusier ci invita a vivere in sintonia con il nostro tempo, a leggerlo con attenzione per far nascere uno spirito nuovo, “a sbarazzarsi delle abitudini acquisite, depositare nel caveau della banca, al terzo piano sotterraneo dietro una porta d’acciaio, il proprio capitale di ricordi, e abbandonando ogni ‘poetica’ del passato, formulare desideri terra terra”. Un messaggio decisamente attuale, incredibilmente contemporaneo.