Samsung Galaxy Book Ion
Il ritorno del laptop

21 Dicembre 2020

Smartphone e tablet, ovviamente. Ma anche smart tv, assistenti digitali, wearable technology e altro ancora. Se fino a poco più di dieci anni fa la nostra vita online era mediata solo ed esclusivamente dai tradizionali computer, oggi ci connettiamo alla rete tramite una miriade di dispositivi, che portiamo sempre con noi o che diventano, com’è il caso degli smart speaker, dei complementi d’arredo digitalmente integrati grazie ai quali la rete è letteralmente a portata di voce. Di fronte all’avvento della internet of things, i nostri tradizionali laptop (per non parlare dei computer fissi) rischiano di sembrare oggetti superati: strumenti obsoleti, la cui unica collocazione idonea è l’ufficio. Chi ha bisogno di un computer ingombrante in casa quando è possibile guardare Netflix sulla smart tv, leggere e giocare con il tablet e usare i social network via smartphone?

Anche i dati sembrano confermare questo passaggio epocale: le vendite dello strumento che per primo ci ha portato nel mondo digitale hanno attraversato una lunga fase di declino. Secondo Statista, negli ultimi anni le vendite di computer hanno continuato a scendere, passando dai 365 milioni del 2011 ai 259 del 2018. Sta quindi terminando l’epoca dei laptop? La risposta è tanto netta quanto sorprendente: assolutamente no. Anzi, potremmo trovarci di fronte a una nuova giovinezza. A confermarlo sono le rilevazioni di Gartner, secondo cui nel terzo trimestre del 2020 il mercato ha avuto il periodo migliore da dieci anni a questa parte. Non dovrebbe sorprendere: uno dei protagonisti assoluti dell’accelerazione digitale in corso, a causa della pandemia, è senza ombra di dubbio il lavoro da remoto. Secondo quanto riporta il World Economic Forum, la percentuale di lavoratori che operano stabilmente da remoto, già cresciuta significativamente quest’anno, è destinata a raddoppiare nel 2021, toccando quota 34,4%.

È anche per questo che il laptop sta per fare il suo grande ritorno. Altro che computer buono solo per l’ufficio, il portatile sta diventando più importante che mai: un compagno inseparabile che ci consente di lavorare dove vogliamo e che diventa lo strumento per restare in contatto con i colleghi, seguire eventi e conferenze, partecipare a riunioni e altro ancora, usando le migliori piattaforme per la collaborazione aziendale. Zoom, Slack, Teams, Trello, StreamYard: nomi che fino a poco fa sembravano quasi esotici e che oggi invece sono parte integrante della nostra quotidianità di remote workers. I numeri, anche in questo caso, non mentono: nel dicembre 2019 circa 10 milioni di persone si collegavano a Zoom ogni giorno, una cifra che in 12 mesi ha fatto un salto impressionante, toccando quota 300 milioni di partecipanti quotidiani a riunioni online. Non è l’unico caso: nell’aprile 2020, Microsoft Teams aveva già toccato 75 milioni di utenti su base quotidiana; sul finire di ottobre questa cifra era salita di oltre il 50% arrivando a 115 milioni. Se a tutto questo si aggiungono i raduni digitali con gli amici che si fanno sempre più sofisticati, le mostre, gli eventi culturali e i concerti da vivere virtualmente (modalità che, almeno in parte, proseguirà anche a pandemia terminata), è chiaro come non ci potrà più bastare un computer qualunque da tenere sul tavolo e da usare di tanto in tanto. Abbiamo bisogno di prestazioni elevate, di batterie resistenti e di peso ridotto. E ovviamente, come per ogni importante elemento delle nostre abitazioni, anche di un design raffinato e di qualità.

Quanto stia cambiando l’atmosfera che circonda i laptop, lo dimostrano i vari importanti annunci degli ultimi mesi. Tra questi spicca quello del Galaxy Book Ion di Samsung, un portatile di fascia alta, dal disegno estremamente curato e in grado di distinguersi dalla concorrenza per la sua eleganza, che cattura lo sguardo attraverso un display QLED ampio, immersivo e ultra-luminoso, caratterizzato da una cornice sottilissima. La prima cosa che salta all’occhio del Galaxy Book Ion sono le immagini e i video, che raggiungono un impressionante livello di realismo, ma il resto non è da meno: una batteria che dura fino a 22 ore, RAM da 8 GB, peso di soli 970 grammi, la possibilità di caricare lo smartphone in modalità wireless (appoggiandolo sul trackpad) e di interfacciarlo al laptop per usare i due dispositivi come se fossero uno solo. A chi servono caratteristiche di questo tipo? Facile: a tutti i professionisti che lavorano da remoto e che hanno necessità di un computer agile e potente, leggero e facile da trasportare (in mobilità o anche solo da una stanza all’altra), il più possibile autonomo dal punto di vista energetico per non dipendere dalle prese elettriche.

È grazie a computer con caratteristiche di questo livello che possiamo sfruttare appieno i vantaggi dello smart working. Non solo: è anche ciò che può farci fare un ulteriore salto di qualità, trasformandoci in veri e propri nomadi digitali. A pandemia terminata, scopriremo infatti come l’adozione generalizzata del remote working consentirà – soprattutto ai più giovani – di vivere in modo completamente nuovo. Perché restare sempre nella propria città se si può trascorrere qualche giorno in una capitale europea o in altre città d’arte? Perché lavorare alla scrivania se si possono mandare le mail anche dalla spiaggia o partecipare a una conference call in mezzo alla natura? Se vi sembrano esempi radicali, considerate che in tutto il mondo l’esercito dei nomadi digitali, che viaggiano e si spostano senza smettere di lavorare, sta continuando a crescere e nei soli Stati Uniti (dove le restrizioni sui movimenti sono state molto più leggere) è passato dai 7 milioni del 2019 agli 11 milioni del 2020. È facile immaginare che questo trend prenderà piede anche in Europa e altrove, non appena sarà stata superata, o almeno allentata, la presa del Covid. A quel punto, con lo smart working ormai diventato una pratica consolidata, cosa impedirà ai nuovi professionisti di vivere sempre più liberamente, accompagnati solo dal proprio portatile?

È anche a un target di questo tipo che si rivolge un laptop come il Galaxy Book Ion, che per caratteristiche tecniche, dimensioni e prestazioni è il computer perfetto da portare nello zaino per lavorare in totale libertà. Mai come in questo periodo, infatti, sta diventando evidente come la nostra vita non sia più distinta tra i periodi che trascorriamo online e quelli in cui invece siamo offline. La nostra vita, per usare la felice definizione del filosofo Luciano Floridi, è onlife: sempre connessa e con le barriere tra mondo digitale e fisico che si fanno sempre più sfumate. Un universo in cui il laptop si è conquistato una nuova centralità e che in futuro si arricchirà di dispositivi attraverso i quali supereremo definitivamente gli attuali confini tra i due mondi.

È questa la next big thing del mondo tecnologico, a cui stanno lavorando tutti i colossi digitali impegnati a sviluppare i visori di realtà aumentata. Dispositivi tramite i quali la AR mostrerà tutte le sue potenzialità commerciali, dispiegando davanti ai nostri occhi la fusione tra reale e digitale. Per capire di cosa stiamo parlando, l’esempio più semplice è quello dei GPS: grazie alla realtà aumentata e a questi occhiali smart, le indicazioni stradali saranno proiettate dal visore e integrate con l’ambiente; le frecce che indicano il percorso, in poche parole, appariranno direttamente sull’asfalto. Ma le applicazioni degli smart glasses vanno molto oltre i GPS e devono in larga parte essere ancora immaginate: pensate per esempio a dei monumenti che comunicano le informazioni più interessanti nel momento stesso in cui soffermate a lungo lo sguardo su di essi. Immaginate un libretto delle istruzioni dei mobili Ikea che non sia più di carta, bensì una guida digitale che, grazie ai visori, si sovrappone direttamente al mobile che state montando, spiegandovi in tempo reale i passi da seguire. Immaginate i vostri figli che imparano a conoscere il sistema solare vedendolo comparire in 3D proprio nel mezzo della classe e potendo interagire con esso.

Questi sono solo alcuni esempi di un futuro digitale che si fa sempre più vicino, come ha dimostrato proprio Samsung mettendo in mostra durante lo scorso CES di Las Vegas i suoi prototipi di AR headset e alcune delle loro funzionalità. Ma la società sudcoreana sta già esplorando nuovi territori, tra cui la possibilità di una vera e propria lente a contatto smart che offra ai nostri occhi la possibilità di zoomare, scattare foto e che venga dotata di funzionalità di realtà aumentata. È una prospettiva ancora futuristica, ma è anche lo scenario inevitabile che seguirà l’avvento, ormai imminente, dei visori di realtà aumentata. Siamo all’inizio di una nuova era che cambierà per sempre il panorama attorno a noi e che ci renderà, come è già stato scritto, una umanità aumentata. Siamo sempre più circondati da ciò che, fino a pochi anni fa, avremmo considerato fantascienza. Ma il primo passo per poter vivere in questo mondo, per poterci trasformare in nomadi digitali, passa ancora oggi dalla scelta del giusto computer.


Andrea Daniele Signorelli

Giornalista, si occupa del rapporto tra nuove tecnologie, politica e società. Scrive per La Stampa, WiredEsquireIl Tascabile. Nel 2019 ha pubblicato Rivoluzione Artificiale: l’uomo nell’epoca delle macchine intelligenti (Ledizioni).


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