Biennale di Venezia, Arte 2013
Russia

2 Ottobre 2013

[…] Inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere la città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.

Italo Calvino, Le città invisibili (II capitolo: Le città sottili, 2)

Atto I
Un giovane uomo, in giacca e cravatta, è seduto a cavalcioni su una trave. Il suo sguardo è cupo, pensieroso. Pare un impiegato bancario, o forse un agente di borsa. La sua mente è un groviglio di numeri, valute e valori monetari, impiastrato di risentimento e amarezza. Mentre riflette, macinando rancore, getta a terra gusci di arachidi – un gesto lento, meccanico, quasi spietato. Ogni tanto volge lo sguardo verso una pioggia di monete d’oro: è forse il denaro che oggi ha perduto? Una scritta sul muro vicino recita: “È giunto il tempo di confessare la propria aggressività, sete di potere, narcisismo e demagogia”. Ci sarà mai redenzione per lui?

Biennale di Venezia, Arte 2013. Padiglione Russia.

Vadim Zakharov, Danaë, 2013. Photo by Daniel Zakharov.

Atto II
Il capitalismo è un sistema economico che consente di accumulare ricchezza in una forma trasformabile e re-investibile: il denaro. È come un congegno meccanico, azionato da gettoni riciclabili. Le monete circolano e si disperdono; il meccanismo è potenzialmente infinito. Gli uomini ne controllano il funzionamento – sono loro a poter decidere se interromperlo o meno.

Atto III
Vi è un inginocchiatoio al piano superiore: affaccia direttamente sul livello inferiore, come fosse un davanzale attorno al perimetro di un cratere. Da qui, gli uomini osservano una copiosa pioggia di monete dorate. Sono in ginocchio mentre guardano. Confessano la loro avidità e rapacità. Contemplano impotenti il denaro che cade dall’alto e che non sono più in grado di raccogliere.

Biennale di Venezia, Arte 2013. Padiglione Russia.

Vadim Zakharov, Danaë, 2013. Photo by Daniel Zakharov.

Atto IV
Il mito racconta che Zeus, una notte, si trasformò in una pioggia d’oro per unirsi a Danae, rinchiusa dal padre Acrisio in una torre di bronzo. Qui, il mito pare materializzarsi. Le monete piovono dalla sommità dell’edificio; al piano inferiore le donne si riparano dalla pioggia con ombrellini trasparenti. Solo a loro è consentito superare il varco e accedere alla stanza colma di monete: gli uomini, inginocchiati, ne studiano i movimenti dall’alto. La pioggia metallica le colpisce, proprio come Danae – con la differenza che loro possono evitarla, coprendosi o rifugiandosi altrove.

Biennale di Venezia, Arte 2013. Padiglione Russia.

Vadim Zakharov, Danaë, 2013. Photo by Daniel Zakharov.

Atto V
Sulle monete sono incise le parole FIDUCIA, UNITÀ, LIBERTÀ, AMORE. Valori positivi, di cui il genere femminile – nel dispositivo ideato dall’artista – si fa portatore. Soltanto alle donne spetta il compito di raccogliere le monete. Sta a loro decidere se alimentare o meno il meccanismo sopra descritto, riponendo i denari nel secchio che andrà a rifornire il congegno. Sono loro, così facendo, a immettere nel circuito principi più umani, razionali e costruttivi. E a concedere espiazione agli uomini.*

* Danaë è il titolo del lavoro realizzato da Vadim Zakharov per il padiglione russo. L’artista ha definito l’opera una “performance in 5 atti”.

Biennale di Venezia, Arte 2013. Padiglione Russia.

Vadim Zakharov, 2013. Photo by Daniel Zakharov.

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Federico Florian

Storico dell’arte e aspirante scrittore, vive a Milano e ha un debole per l’arte contemporanea. Collabora con Arte e Critica e altre testate. Violinista e instancabile viaggiatore, ama la buona letteratura. Sogna una critica d’arte agile e fresca, e aspetta di scrivere il romanzo perfetto.


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