20 Settembre 2018
Viene dagli States, precisamente dalla San Fernando Valley, nei pressi di Los Angeles, dove ha sede la Singer Vehicle Design, e come tutte le creature di questa factory, attiva da quasi dieci anni ma già nota e apprezzata in tutto il mondo, la Porsche 911 Reimagined by Singer – Dynamics and Lightweighting Study (DLS) è un capolavoro di design e ingegneria. Edizione limitata: 75 esemplari. Come s’intuisce, non si tratta di una supercar progettata da zero, bensì di una sorta di rivisitazione profonda e unica di quella che fu una Porsche 911 del 1990, modello 964. La Singer, fondata dall’inglese Rob Dickinson, ex musicista britannico (era cantante e chitarrista dei Catherine Wheel), è specializzata nel restauro e nella ottimizzazione della 911: la Porsche per eccellenza, la più amata, la più iconica. Per definire il tipo di intervento effettuato sulle sportive della casa tedesca, Dickinson ha scelto tre parole: restored, reimagined, reborn. Ufficialmente siamo di fronte a un preparatore e restauratore d’auto di pregio, in realtà si tratta di un vero e proprio atelier che realizza pezzi unici, ricercati come abiti di una collezione di haute couture. Ogni particolare è curato in modo maniacale, i materiali impiegati sono di qualità assoluta e lo scrupolo filologico nei confronti dell’archetipo è vivacizzato da una potente dose di creatività e innovazione. Cosa fa, in particolare, di quest’ultima Singer, presentata lo scorso luglio al Goodwood Festival of Speed, in Inghilterra, una supercar di eccezionale valore? Le qualità aerodinamiche e meccaniche, frutto della collaborazione con Williams Advanced Engineering, la divisione di ricerca e sviluppo della scuderia inglese di F1. Tutta la zona posteriore è stata rivista per migliorare il passaggio dei flussi d’aria, modificando il lunotto, creando un piccolo spoiler in alto, sul tetto, e maggiorando l’alettone, ispirato al famoso ducktail della Porsche Carrera 2.7. Anche la parte anteriore dell’auto è stata modificata, utilizzando materiali ultraleggeri. Il motore è il leggendario boxer a 6 cilindri della 964, aspirato e raffreddato ad aria, qui spostato un po’ più al centro e sapientemente rielaborato: la cilindrata passa da 3.6 a 4.0 litri, gli iniettori di benzina si rifanno a quelli della F1, la testata è dotata di doppio albero a camme in testa, le valvole sono in titanio, la ventola di raffreddamento è in magnesio, tutte le coperture sono in carbonio e i collettori di aspirazione sono integrati nei finestrini posteriori. La potenza raggiunge i 500 cv a 9.000 giri, il doppio rispetto a una 964 tradizionale. La trasmissione manuale Hewland a sei rapporti è un gesto di oreficeria d’altri tempi: il meccanismo a vista, dentro l’abitacolo, permette di assaporare ogni scatto, ogni singolo movimento. Da ferma, la 911 DLS si fa notare grazie alle carreggiate larghe, ai nuovi passaruota e ai cerchi BBS in magnesio da 18 pollici, fissati con monodado studiato appositamente da Williams ed equipaggiati con pneumatici Michelin Pilot Sport Cup 2, e quando è in movimento può contare su un impianto frenante che monta dischi carboceramici Brembo con sistema ABS-ESC Bosch. Gli interni sono un trionfo di stile e accuratezza, con i sedili Recaro in carbonio, il volante Momo a tre razze, i rivestimenti in pelle colorata e i meccanismi della leva del cambio manuale che fanno bella mostra di sé. È tutto un gioco di fantasia e perfezione, avanguardia e tradizione, che emoziona da lontano e a distanza ravvicinata, nel suo insieme e nei dettagli, secondo la filosofia Singer riportata sul brancardo, all’altezza della portiera: everything is important.