Biennale di Venezia, Arte 2013
Cile

9 Ottobre 2013

A Smeraldina, città acquatica, un reticolo di canali e un reticolo di strade si sovrappongono e s’intersecano. Per andare da un posto a un altro hai sempre la scelta tra il percorso terrestre e quello in barca: e poiché la linea più breve tra due punti a Smeraldina non è una retta ma uno zigzag che si ramifica in tortuose varianti, le vie che s’aprono a ogni passante non sono soltanto due ma molte, e ancora aumentano per chi alterna traghetti in barca e trasbordi all’asciutto.

Italo Calvino, Le città invisibili (VI capitolo: Le città e gli scambi, 5)

Nelle Pietre di Venezia John Ruskin definisce la città lagunare “un fantasma sulle sabbie del mare, così debole, così silenziosa, così spoglia di tutto all’infuori della sua bellezza”: Venezia è una città impalpabile, evanescente, tale per cui “quando ammiriamo il suo languido riflesso nella laguna rimaniamo incerti quale sia la Città e quale l’ombra”. Alfredo Jaar, nell’immaginare l’opera per il padiglione cileno, pare essersi ispirato a questo classico della letteratura storico-artistica. Il padiglione all’Arsenale è uno stanzone buio, spoglio, prevalgono i toni del nero e del grigio cenere. Al centro dello stanzone sorge una pedana, alla quale si accede attraverso dei gradini – vago richiamo ai ponti veneziani. Un’enorme vasca occupa l’intera struttura sopraelevata: è colma d’acqua nera, piatta ne è la superficie. Lentamente, dal fondale, emerge qualcosa: si distinguono le cime di alcuni alberi, i tetti e le cupole di edifici in miniatura. Una nuova Atlantide s’innalza dalle acque, ma il suo profilo è familiare. A ben vedere, si tratta di una perfetta riproduzione in scala dei Giardini della Biennale, con i suoi padiglioni nazionali, la sua vegetazione, la sua architettura gerarchica e obsoleta. Grigi sono i Giardini, come le pietre di Venezia, come i ponti, le strade e le chiese che ne costellano la superficie.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Basta il tempo di uno sguardo perché un vortice inghiottisca nuovamente il calco dei Giardini – scompare piano, per poi risollevarsi dopo pochi minuti. Venezia, Venezia emerge dalle acque come uno spettro o una rapida visione, materializza uno scenario apocalittico, in cui la città, insieme ai Giardini della Biennale, viene completamente sommersa dal mare. L’intervento dell’artista invita a ripensare il modello della Biennale: lo inonda e lo seppellisce allo scopo di rinnovarlo. L’installazione mette in dubbio la legittimità di un sistema rigido, di retaggio coloniale, nel quale soltanto 28 nazioni possono vantare un proprio padiglione (l’Africa, per esempio, è completamente assente dalla mappa geografica dei Giardini). L’invito di Jaar è quello di re-immaginare il mondo secondo una “geografia dell’autoconsapevolezza”, come sosteneva Pessoa, una reale presa di coscienza degli squilibri politici ed economici tra le nazioni.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Secondo Jaar, la distruzione è la chiave di ogni rinascita. Ce ne accorgiamo osservando la fotografia che introduce il visitatore al padiglione: lo scatto ritrae Lucio Fontana in bilico tra le macerie del suo studio milanese, demolito dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Per Fontana, l’evento drammatico contribuì a una maturazione e a un rinnovamento della sua pratica verso una poetica spazialista. Sempre di distruzione – finalizzata a una profonda “auto-consapevolezza” – parla un intervento realizzato dall’artista cileno a Skoghall: qui, nel centro della cittadina svedese, fece costruire una Kunsthalle per poi darle fuoco, con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità all’arte. Perché, per Alfredo Jaar, è proprio questo lo scopo dell’artista: “creare modelli attraverso i quali pensare [e rinnovare] il mondo”.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Foto: Agostino Osio.

Alfredo Jaar, Venezia, Venezia, 2013. Biennale di Venezia. Padiglione Cile.

Lucio Fontana, Milano, 1946.

Segui Federico Florian su , Facebook, Twitter.

Dello stesso autore: ArtSlant Special Edition – Venice Biennale
Notes on ‘The Encyclopedic Palace’. A Venetian tour through the Biennale
The national pavilions. An artistic dérive from the material to the immaterial
The National Pavilions, Part II: Politics vs. Imagination
The Biennale collateral events: a few remarks around the stones of Venice


Federico Florian

Storico dell’arte e aspirante scrittore, vive a Milano e ha un debole per l’arte contemporanea. Collabora con Arte e Critica e altre testate. Violinista e instancabile viaggiatore, ama la buona letteratura. Sogna una critica d’arte agile e fresca, e aspetta di scrivere il romanzo perfetto.


Lascia un commento