11 Maggio 2016
A due anni dall’uscita di Dopo gli anni Zero. Il nuovo design italiano, Chiara Alessi torna con un volume provocatoriamente intitolato Design senza designer (entrambi pubblicati da Laterza). Si tratta di un agile ritratto dell’attuale scena del design in Italia, contestualizzato con chiarezza all’interno di un processo economico-culturale in continua evoluzione. Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il titolo, l’autrice rileva una crescita numerica dei designer, o meglio degli autori del progetto, perché in realtà la figura del progettista di successo, noto alle masse, ha ceduto il passo a una grande quantità di anonimi. Al contempo, è stato riconosciuto il peso delle figure che partecipano alla filiera produttiva e comunicativa, come artigiani, terzisti, operatori, tecnici, commercianti, imprenditori, curatori, PR e giornalisti: il libro raccoglie le testimonianze di 40 di loro, riportati come esempi di eccellenza. Si parla di fablab e piccoli editori, di nuove modalità distributive tra online e offline e di modi diversi di rilocalizzare la produzione nelle città. Tutte queste storie – alcune raccontate attraverso videointerviste raccolte in un documentario – aiutano a definire i nuovi connotati del design, che non è in estinzione, ma si è semplicemente trasformato, accantonando la figura dell’eroe che fa tutto da solo a favore un sistema più complesso: il progettista, scrive Alessi, è “un supercuratore, un orchestratore (…), o ancora, prendendo in prestito l’analogia evidenziata dall’architetto Eisenman proprio in riferimento alla Biennale di Koolhaas, il designer è la grammatica, che tiene insieme la lingua. Ma, come non basta conoscere le parole per dominare una lingua, così la grammatica non è le parole. E, senza parole, la grammatica è vuota”.