Grand Paris
Megalopoli della modernità

19 Giugno 2018

Sono passati dieci anni da quando Nicolas Sarkozy, allora presidente della Repubblica francese, lanciò il progetto monumentale del Grand Paris, con l’obiettivo di ridisegnare i contorni di Parigi, trasformandola in una megalopoli della modernità, una città-mondo in grado di competere con New York, Londra e Tokyo. E nonostante gli inevitabili ritardi e i preventivi rivisti al rialzo, la più grande rivoluzione urbana che la Francia abbia mai conosciuto dai tempi di Napoleone III e del barone Haussmann avanza a gonfie vele. Nuovi poli economici e forme di mobilità, centri universitari d’eccellenza e spazi culturali del Ventunesimo secolo, risanamento delle periferie e stazioni del treno “sensuali”, quartieri sostenibili e edifici avveniristici, grandeur e futurismo, coniugando il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini alla riduzione delle diseguaglianze territoriali: ecco, in nuce, cosa racchiude il piano urbanistico che entro il 2030 stravolgerà l’estetica e l’esistenza quotidiana dell’agglomerazione parigina. Per capire meglio le ambizioni, la portata e le sfide del “cantiere del secolo”, come è stato soprannominato in Francia, bisogna partire da un dato: 2,2 milioni, che è il numero di abitanti di Parigi intra muros, realtà geografica e umana delimitata dal périphérique, la tangenziale che cinge la capitale e la separa dalle banlieue. Se si prende in considerazione questa cifra, la Ville Lumière figura all’ultimo posto tra le grandi città del mondo per quantità di popolazione, lontanissima da Shanghai con i suoi 24 milioni di abitanti, ma anche dietro Berlino, Madrid e Roma, popolate rispettivamente da 3,48, 3,17 e 2,88 milioni di individui. Tuttavia, se ai venti arrondissement in cui è suddivisa la capitale francese si aggiungono anche i comuni della cosiddetta “piccola corona”, formata dai tre dipartimenti limitrofi Hauts-de-Seine, Seine-Saint-Denis e Val-de-Marne, il numero di abitanti lievita a 7 milioni, avvicinandosi agli 8,6 della Greater London, l’entità amministrativa che comprende Londra e le sue periferie.

Forêt Blanche, progetto di Stefano Boeri Architetti. © Stefano Boeri Architetti.

Forêt Blanche, progetto di Stefano Boeri Architetti. © Stefano Boeri Architetti.

È così che l’ha immaginata Sarkozy nel 2008, quando a dieci squadre internazionali di architetti, tra cui lo Studio 09 di Bernardo Secchi, affidò il compito di riflettere a un “progetto d’eccezione”, nel quadro della consultazione multidisciplinare intitolata Le Grand Pari(s) – che sta per Grande Parigi, ma anche per Grande Scommessa, “pari”, appunto. Ed è per questo motivo che il 1° gennaio 2016 è stata creata la Métropole du Grand Paris, la nuova entità istituzionale che sostituisce tutte le intercomunalità preesistenti, riunendo sotto lo stesso tetto amministrativo Parigi, i centotrenta comuni della “piccola corona” e altri sette comuni della “grande corona” che circonda la capitale francese (comprende i dipartimenti Seine-et-Marne, Yvelines, Essonne e Val-d’Oise). Dal punto di vista economico, l’area del Grand Paris, cuore pulsante della Regione Île-de-France, è la più forte d’Europa. E dal punto di vista architettonico, entro dieci anni, aspira a diventare l’epicentro della modernità e dell’innovazione. “Grazie a Parigi, la Francia dispone di un vantaggio fantastico che non tutti i paesi hanno: la prima economia europea, la Germania, non ha una ‘città mondo’. In questo contesto, l’assenza di cantieri rilevanti era a mio avviso un segno di declino. Ho viaggiato durante tutta la mia vita. E non ho mai accettato questa realtà: quando mi recavo nelle capitali straniere, vedevo gru, cantieri e lavori dappertutto, poi rientravo in Francia e non vedevo più nulla. La scossa è venuta da qui! Quando un paese costruisce e intraprende, è in rinascita. Quando non costruisce più, è in declino. È in questo senso che bisogna intendere il Grand Paris”, ha spiegato Sarkozy in una intervista al quotidiano L’Opinion. Nella stessa, l’ex presidente ha illustrato qual è la sua idea di “citta mondo”. “È una città in cui si assiste a un incontro unico tra l’economia, la storia, la cultura e la mitologia. Nell’espressione ‘città mondo’, c’è una dimensione mistica, mitologica”. E ha aggiunto: “È il secondo motivo che mi ha spinto a volere il Grand Paris, un motivo, ai miei occhi, fondamentale: quando si pensa alla città, si pensa sempre alla tecnica, alle questioni di bilancio, alle istituzioni, ma troppo raramente all’architettura, alla qualità della vita e a quella parola che considero molto importante e che purtroppo è uscita dal vocabolario politico, la bellezza”.

La Cour Verte, progetto di Stefano Boeri Architetti. © Stefano Boeri Architetti.

La Cour Verte, progetto di Stefano Boeri Architetti. © Stefano Boeri Architetti.

Per riorganizzare Parigi e le sue periferie all’insegna della bellezza e dell’armonia, Patrick Ollier, presidente della Métropole du Grand Paris, ha lanciato nel 2016 la più vasta consultazione di sviluppo urbano d’Europa, che ha visto coinvolti 153 gruppi pluridisciplinari: Inventons la Métropole du Grand Paris. Una consultazione, basata principalmente su risorse private (7,2 miliardi di investimenti per 2,1 milioni metri quadrati da reinventare, con 14.000 nuovi alloggi da costruire per circa 27.000 abitanti), dove il ripensamento di interi quartieri della città è affidato a squadre internazionali di architetti, in collaborazione con gli enti pubblici locali. Tra le 51 idee selezionate per modernizzare 55 siti urbani situati alle porte di Parigi, figura anche la Fôret Blanche di Stefano Boeri, il primo Bosco Verticale francese che sorgerà a Est dell’area metropolitana, a Villiers-sur-Marne, e ospiterà residenze, uffici e locali commerciali all’insegna del green. Con Boeri, nel maxi-progetto di sviluppo innovativo e sostenibile Balcon sur Paris, ci saranno, tra gli altri, lo studio giapponese Kengo Kuma & Associates, che ripenserà il Palazzo dei congressi di Villiers-sur-Marne, e OXO Architectes di Manal Rachdi, che con Sou Fujimoto realizzerà “l’orto di Villiers”, un’aerea dove più del 60% delle strutture sarà in legno. La rivoluzione urbana di Inventons la Métropole du Grand Paris, in un’ottica di trasformazione della città a grande scala e di riduzione dei costi a carico delle collettività, ha saputo attirare nomi altisonanti dell’architettura internazionale, da Snøhetta a Rogers Stirk Harbour + Partners, da Castro Denissof Associés a Dominique Perrault, ma anche giovani studi francesi come Des Clics et des Calques e Encore Heureux. Il fascino rappresentato dalla diversità dei siti messi a disposizione, così come gli ampi margini di manovra garantiti dalle dimensioni di questi luoghi urbani da reinventare, hanno sicuramente avuto un ruolo centrale nel catalizzare l’attenzione degli studi. Ed entro il prossimo anno, se il calendario verrà rispettato, si conosceranno anche i vincitori della seconda maxi-consultazione, Inventons la Métropole du Grand Paris 2, che dovranno focalizzarsi sui temi della casa intelligente, della transizione energetica e della natura in città per forgiare i loro piani di sviluppo.

Gare Clichy-Montfermeil, Seine-Saint-Denis (linea 16), progetto di Miralles Tagliabue EMBT e Bordas+Peiro. © Miralles Tagliabue EMBT, Bordas+Peiro, Société du Grand Paris.

Gare Clichy-Montfermeil, Seine-Saint-Denis (linea 16), progetto di Miralles Tagliabue EMBT e Bordas+Peiro. © Miralles Tagliabue EMBT, Bordas+Peiro, Société du Grand Paris.

In parallelo al dinamismo di Ollier e della Métropole du Grand Paris, il comune di Parigi, guidato da Anne Hidalgo, ha lanciato nel 2017 il secondo capitolo del concorso Reinventer Paris – i cui finalisti sono stati selezionati a marzo di quest’anno – che ha come obiettivo quello di costruire “la città innovativa, sostenibile e solidale del Ventunesimo secolo”. “Rifiutiamo l’idea di una Parigi fossilizzata sulla nostalgia o al contrario affogata dalla tendenza contemporanea alla standardizzazione. Aprendo invece l’ambito delle possibilità, articolando le rivoluzioni urbane, ecologiche e democratiche, diamo forma alla città del domani: un luogo aperto, senza muri e divisioni, vibrante e luminoso”, ha scritto la sindaca sul sito ufficiale. Per la prima parte di questo piano di riqualificazione urbana, sono stati selezionati 22 progetti, tutti incentrati sul concetto di green building: si va dai tetti verdi alle biofacciate, passando per il cemento mangia-smog e le colture acquaponiche. Tra i vincitori spicca sicuramente il progetto Milles Arbres di Manal Rachdi e Sou Fujimoto, che vedrà la luce entro il 2022 nel Diciassettesimo arrondissement di Parigi, ai limiti dei suoi confini. Rachdi e Fujimoto hanno immaginato di incastonare una foresta di mille alberi all’interno di una struttura a forma di barca, che sul suo tetto ospiterà una “casa della biodiversità” gestita dalla Lega per la protezione degli uccelli francese. “Alla base del nostro progetto, c’è un nuovo modo di vivere l’ambiente urbano che unisce intimamente natura e architettura. Questo luogo particolare, vicino al périphérique, è in un certo senso l’ultima frontiera di Parigi. Penso dunque che sia la posizione migliore per mostrare come questa metropoli possa lanciare un nuovo stile di vita per il Ventunesimo secolo, in cui il matrimonio tra la natura e lo spazio costruito sarà uno dei temi principali. Con Mille Arbres vogliamo restituire la sensazione di un sogno, con un villaggio galleggiante nel mezzo di una foresta. Penso che possa essere (…) il simbolo della Nuova Parigi”, ha spiegato Fujimoto.

Centre Culturel Dédié Au 7è Art, EuropaCity, progetto di UNStudio. © UNStudio, Flying Architecture.

Centre Culturel Dédié au 7è Art, EuropaCity, progetto di UNStudio. © UNStudio, Flying Architecture.

Nella reinvenzione della capitale francese, che garantirà 1.341 nuove unità abitative da qui al 2030, è prevista anche la trasformazione della vecchia stazione del treno Masséna in una “torre di Babele ecologica” immaginata dallo studio di architettura DGT, e una urban farm di 4.000 metri quadrati pensata da Jacques Ferrier e Chartier Dalix, dove spunteranno co-working, laboratori di orticoltura, botteghe e persino la coltivazione della prima pianta di tè parigina. Reinventer Paris 2, la già citata seconda stagione del concorso promosso dalla Hidalgo, si è invece concentrata sui sotterranei di Parigi, con l’idea che questi posti insoliti, e spesso dimenticati, abbiano in realtà un grande fascino e le potenzialità per essere trasformati in luoghi emblematici della modernità. Sono 34 i siti selezionati, tra cui il tunnel sotto i giardini delle Tuileries e i passaggi sotterranei del Pont-Neuf, e 85 i finalisti, che hanno ancora tutta l’estate per affinare i loro piani e sperare nella vittoria. Ma veniamo ora a quello che in fondo rappresenta il fulcro della Parigi che verrà, il pilastro attorno a cui è stato costruito il “cantiere del secolo”: il Grand Paris Express, la supermetropolitana che avvolgerà la capitale francese, permettendo di migliorare le connessioni tra Parigi intra muros e le sue periferie, decongestionare il traffico automobilistico e stimolare lo sviluppo economico delle zone più svantaggiate. Con 205 chilometri di nuove linee e 68 stazioni, il Grand Paris Express, realizzato dalla Société du Grand Paris (Sgp) in collaborazione con il sindacato dei trasporti della regione parigina, Île-de-France Mobilités, raddoppierà l’attuale lunghezza della metropolitana. Le quattro nuove linee, completamente automatiche e ad anello, 15, 16, 17, 18, insieme al prolungamento di due linee esistenti, la 11 e la 14, trasporteranno ogni giorno due milioni di viaggiatori e garantiranno una miglior comunicazione tra i grandi poli economici, culturali, tecnologici e aeroportuali che circondano Parigi. Nel dettaglio: la 15 connetterà rapidamente i tre dipartimenti della “piccola corona”; la 16 permetterà un miglior inserimento del nord-est parigino, zona economicamente e socialmente difficile; la 14 assicurerà di raggiungere rapidamente l’aeroporto Charles-de-Gaulle, a nord della capitale, mentre la 17 avrà lo stesso compito per quello di Orly, situato a sud; la 18, infine, avrà come obiettivo quello di far uscire dall’isolamento il polo tecnologico di Saclay, a sud-ovest di Parigi, dove il presidente Macron e il suo governo vorrebbero far nascere la Silicon Valley francese.

Mille Arbres, progetto di Manal Rachdi OXO Architectes + Sou Fujimoto Architects. © Manal Rachdi OXO Architectes + Sou Fujimoto Architects.

Mille Arbres, progetto di Manal Rachdi OXO Architectes + Sou Fujimoto Architects. © Manal Rachdi OXO Architectes + Sou Fujimoto Architects.

Tuttavia, esiste un problema di finanziamenti non trascurabile. Il costo dell’opera, inizialmente stimato a 22 miliardi di euro, sfiora oggi i 35 miliardi. Per questo Macron starebbe pensando seriamente di snellire, senza esagerare, il progetto del Grand Paris Express, anche perché nel 2024 ci sono le Olimpiadi, un evento che richiederà molti fondi e che la Francia vuole preparare alla perfezione. Le incertezze sul conto finale non cambiano comunque la sostanza del progetto, che mette al centro la stazione, concepita come uno spazio di incontro e di vita, e non come un semplice luogo dove si prende il treno. “La stazione è in prima linea per la trasformazione della città (…). L’abbiamo immaginata come un paesaggio, efficiente e tecnologico, certo, ma anche come un luogo dove la tecnica saprà eclissarsi per lasciare il posto ad altre sensazioni”, ha spiegato Jacques Ferrier, l’architetto coordinatore delle stazioni del Grand Paris, all’origine del concetto di “gare sensuelle”. Niente più luoghi algidi e impalpabili, ma spazi “sensuali”, appunto, costruiti secondo una logica di continuità con l’esterno e un’identità plasmata a immagine e somiglianza del luogo in cui sorgeranno. “Sviluppando il concetto di stazione sensuale, la risposta di Jacques Ferrier porta uno sguardo innovativo, creativo e di prospettiva sulla stazione di domani. Questa visione trasforma la stazione in un laboratorio dell’urbanità contemporanea, uno spazio dove si fanno esperimenti di un nuovo modo di essere e di vivere insieme. Inoltre, la inserisce come uno spazio pubblico perfettamente integrato nella città, che si impone nuovamente come punto di riferimento urbano”, scrisse sei anni fa Étienne Guyot, allora presidente della Sgp, motivando la scelta di Ferrier. Ai piani alti della République, vista la posta in palio, si parla con toni equilibrati del Grand Paris. “Questo progetto costituisce un’immensa speranza e non deve diventare la causa di un’immensa frustrazione”, ha affermato il primo ministro francese, Édouard Philippe, precisando che ci saranno dei ritardi inevitabili per cause tecniche e finanziarie, ma che il progetto, comunque, verrà ultimato entro il 2030 come previsto.

Hôtel de luxe, EuropaCity, progetto di Atelier COS. © Atelier COS, EuropaCity.

Hôtel de luxe, EuropaCity, progetto di Atelier COS. © Atelier COS, EuropaCity.

Il futuro dell’Île de France passa dalla realizzazione di questo serpentone metropolitano, che renderà la vita dei quartieri periferici più dinamica, permettendo ai loro abitanti di spostarsi in poche decine di minuti dalla Cité du cinéma di Luc Besson, a Saint-Denis, all’Europa City: 80 ettari dedicati alla cultura, allo svago e al commercio elaborati dall’archistar danese Bjarke Ingels, che spunteranno vicino all’aeroporto Charles-de-Gaulle nel 2024. C’è infine il progetto di comunicazione territoriale tra il Grand Paris e Le Havre, il più grande porto di Francia, la facciata marittima della capitale francese. “Il Grand Paris doveva chiaramente organizzarsi attorno a un asse maggiore: la Senna. In tutti i progetti architettonici, la Senna è centrale e non ho mai immaginato il Grand Paris ai limiti dell’Île de France”, ha detto Sarkozy all’Opinion, prima di aggiungere: “Guardate lo stemma della città, si vede un veliero che ci ricorda che Parigi ha un porto, Le Havre. Se si separa Parigi dalla sua dimensione marittima, si separa la città dal suo polmone economico. La nostra “città mondo” comincia a Le Havre. Da qui, può estendere la sua influenza al sud, al nord e all’est dell’Europa”. Spetta a Macron, ora, trasformare questi sogni di grandeur in realtà.

Grand Paris Express, mappa della futura rete metropolitana. © Grégoire Courtois, France 3 Paris.

Grand Paris Express, mappa della futura rete metropolitana. © Grégoire Courtois, France 3 Paris.

Gare Pont de Bondy (linea 15 Est), progetto di BIG e Silvio d'Ascia. © BIG, Silvio d'Ascia, Société du Grand Paris.

Gare Pont de Bondy (linea 15 Est), progetto di BIG e Silvio d’Ascia. © BIG, Silvio d’Ascia, Société du Grand Paris.

Station Villejuif Institut Gustave-Roussy (linee 14 e 15 Sud), progetto di Dominique Perrault Architecture. © Dominique Perrault Architecture, Société du Grand Paris.

Station Villejuif Institut Gustave-Roussy (linee 14 e 15 Sud), progetto di Dominique Perrault Architecture. © Dominique Perrault Architecture, Société du Grand Paris.

Saint-Denis Pleyel Emblematic Train Station, progetto di Kengo Kuma & Associates. © Kengo Kuma & Associates, Société du Grand Paris.

Saint-Denis Pleyel Emblematic Train Station, progetto di Kengo Kuma & Associates. © Kengo Kuma & Associates, Société du Grand Paris.


Mauro Zanon

Nato a una manciata di chilometri da Venezia agli sgoccioli degli anni Ottanta, è corrispondente per Il Foglio da Parigi e collabora con il settimanale francese L’Express. Ha vissuto benino nella Francia di Sarkozy, male in quella di Hollande, e vive benissimo in quella di Macron (su cui ha anche scritto un libro, Macron. La rivoluzione liberale francese, Marsilio). Ama il cinema di Dino Risi, le canzoni di Mina, la cucina emiliana, l’Andalusia, la sua Vespa Primavera e l’Inter di José Mourinho.


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