9 Maggio 2013
Sono trascorsi 14 anni, eppure sembra ieri quando in una giornata di nebbia ho raggiunto Paola Ghirri nella sua casa campagna ai confini di Reggio Emilia. Un viaggio lento, dentro un paesaggio che non conoscevo se non grazie allo sguardo del più sottile interprete di un’Italia minore da conoscere per attraversamenti brevi e tempi lunghi. Gli stessi orizzonti, gli stessi silenzi, gli stessi colori sbiancati dalla foschia. Il cancello, il verde, la casa, l’archivio, il tratto gentile di Paola, e ancora fotografie, menabò, libri, cataloghi, ricordi, accompagnati dalla consapevolezza che si può essere viaggiatori senza viaggiare. Gli atlanti – Ghirri, insegna – sono mappe di puro pensiero o memoria, lieve. Intima, prima che collettiva. L’Emilia, Parigi, Brest, Comacchio, lo Studio di Giorgio Morandi, le pareti di casa. La sua, la ricordo come il luogo dove il mondo ha conosciuto gli orizzonti fatati di una geografia di carta. Tutto il resto, prima che documentazione, è un haiku, poesia.
Luigi Ghirri. Pensare per immagini
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
a cura di Francesca Fabiani, Laura Gasparini, Giuliano Sergio
Roma
24 aprile – 27 ottobre 2013

Luigi Ghirri, Masone, Casa Benati, 1985.

Luigi Ghirri, Versailles, 1985.

Luigi Ghirri, Venezia, 1987.

Luigi Ghirri, Capri, 1981.

Luigi Ghirri, Argine Agosta Comacchio, 1989. Collezione privata, Verona.

Luigi Ghirri, Cittanova, 1985.

Luigi Ghirri, Marina di Ravenna, 1986.

Luigi Ghirri, Brest, 1972.

Luigi Ghirri, Parigi, 1972.