16 Aprile 2014
Ripartire, ricominciare, rifondare. Questo appare l’impulso più urgente quando il mondo sembra saturo non tanto di sole forme, ma soprattutto di funzioni superflue. Re-fire è un oggetto-manifesto, uno di quei progetti concettuali che obbligano alla riflessione. Lo scenario non è quello fantascientifico del deserto post-atomico, bensì quello del vuoto progettuale all’interno del quale Francesco Faccin invita a un momento di silenzio fatto solo di capacità basiche. Accendere il fuoco è il grado zero dell’umanità, il mezzo che ha distinto l’uomo dagli animali, dandogli la possibilità di elevarsi e salvarsi. Il fuoco, sempre esistito in natura, diviene l’obiettivo del progetto umano: l’azione di sfregamento dei materiali è uno dei primi artifici della ragione per replicare e governare le forze della natura. Riaccendere il fuoco con questo kit “esistenzialista” può allora indurre a pensare quale possa essere oggi il passaggio che permetterà una nuova evoluzione attivata dal nostro istinto di sopravvivenza. Spogliarsi di tutto e ripartire dal gesto elementare come allenamento fisico e mentale, piuttosto che come esercizio di stile.