Lampade Pletz
Aaron & Heather Shoon

17 Settembre 2014

Trasformare i classici con pochi, semplici gesti: sembra un proposito tra i più elementari, ma in realtà la formula presenta non poche insidie. Spesso si rischia di far rimpiangere i modelli di riferimento. Non è il caso delle lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon nel loro studio newyorkese di Brooklyn – che dimostra come la parte creativamente più viva della Grande Mela si sia ormai spostata da Manhattan alle zone oltre il fiume. La base di questa serie di oggetti luminosi è realizzata replicando tradizionali forme a bottiglia tornite in legno dalla certificata sostenibilità. La luce diffusa dall’abat jour, calda e naturale, è ottenuta come nel più elementare degli archetipi da un cappello in lino. L’insieme parla un linguaggio immortale, dove il recupero del passato diventa occasione per liberarsi del superfluo al quale il prodotto industriale ci ha assuefatto. Lo stile pulito delle Pletz risulta comprensibile a prescindere dal retroterra culturale di chi le fruisce, rendendole “internazionali” come solo i più autentici articoli Made in USA sanno essere, andando oltre le specificità geografiche e storiche.

Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon. Lampade Pletz, progettate e realizzate dai coniugi Aaron e Heather Shoon.

 


Domitilla Dardi

Indecisa tra la storia dell’arte e quella dell’architettura, incontra alla fine del secolo scorso il design e da allora non lo molla più. Ama avere a che fare con tutto ciò che prevede l’uso di ingredienti, la loro scelta, miscelazione, trasformazione: dalla scrittura alla cucina, dalla maglia al progetto, dai profumi ai colori. È curatore per il design al MAXXI e docente di Storia del Design allo IED.


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