Lampada Amuleto, Ramun
Alessandro Mendini

21 Gennaio 2015

Più che una semplice lampada, Amuleto ricorda un segno luminoso che ci guida nel paesaggio domestico. La sua forma è segnaletica: due anelli che si collegano con bracci sottili anch’essi a sezione circolare, impostati su una base conica appiattita. L’omogeneità del cerchio come forma generatrice è di volta in volta sottolineata o contraddetta da varianti monocrome o policrome. Un modo per ripensare la classica lampada da tavolo per lavoro, studio e lettura, fuori dal linguaggio tecnicistico del metallo, sposando la dimensione più gioiosa della plastica senza perdere in prestazioni tecnologiche. Anzi, da questo punto di vista il progetto di Alessandro Mendini prodotto da Ramun ha molto da vantare: l’anello della sorgente può permettersi uno spessore minimo grazie all’uso dei LED scelti per limitare la produzione di emissioni nocive, il riverbero, ed evitare il pericolo di surriscaldamento e conseguenti scottature. Amuleto è stata pensata dall’autore per suo nipote, immaginando quindi di unire il potere evocativo del cerchio magico al massimo della sicurezza. Il risultato è quello di conferire un’anima portafortuna a un oggetto di alta tecnologia, riuscendo a umanizzare uno dei protagonisti muti dei nostri spazi abitativi, come Mendini ha sempre amato fare.

Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, Ramun - Alessandro Mendini Lampada Amuleto, Ramun - Alessandro Mendini Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun. Lampada Amuleto, design di Alessandro Mendini per Ramun.

 


Domitilla Dardi

Indecisa tra la storia dell’arte e quella dell’architettura, incontra alla fine del secolo scorso il design e da allora non lo molla più. Ama avere a che fare con tutto ciò che prevede l’uso di ingredienti, la loro scelta, miscelazione, trasformazione: dalla scrittura alla cucina, dalla maglia al progetto, dai profumi ai colori. È curatore per il design al MAXXI e docente di Storia del Design allo IED.


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