29 Luglio 2014
Se dite marmo, in Italia, compare Paolo Ulian. Negli ultimi anni, il designer toscano ha maturato un rapporto assiduo col materiale locale della sua regione e ha unito questa passione materica alla ricerca progettuale sull’uso degli scarti e sulla minimizzazione degli sfridi nelle lavorazioni. Scelta, quella di progettare a partire dallo scarto, che è sì etica e sostenibile, ma che somma a questo nobile intento la sfida della complessità di controllo tipica del design di Ulian. Egli studia da tempo i maestri del progetto basato sul taglio conservativo di lastre di materiale, da Mari a Mangiarotti, collegando questa ricerca al suo segno, che non è mai fine a se stesso, bensì legato a un messaggio. Come dimostra anche la sua ultima riflessione, progettata insieme a Moreno Ratti, che si chiama 40×40, misure che a Carrara indicano inequivocabilmente le “marmette”, mattonelle quadrate d’uso comune nei laboratori artigiani della città. Usandole come materiale in foglio da piegare al disegno, i due designer propongono sei oggetti che nascono da un semplice taglio waterjet e dall’assemblaggio delle parti che ne risultano. Si ricavano così, da una stessa base di partenza, diverse tipologie di oggetti che vanno dalla lampada al tavolino, dall’orologio al portafrutta. Ma quel che conta, in questo caso, è quello che non si ottiene, ovvero lo spreco del materiale.

+O-, lampada, 2014.

Gerla, vaso + portafrutta, 2014.

Layer, panchetto, 2014.

O – ring, portafrutta, 2014.

Piet, portafrutta, 2014

SfridO, tavolo, 2014.

Quadrondo, orologio da parete, 2013.