1 Giugno 2016
Da sempre considerata secondaria rispetto all’architettura, la progettazione d’interni è in realtà una disciplina complessa, collegata in modo organico al design, e all’architettura stessa. È questo l’assunto da cui parte Storie d’interni, a cura di Fulvio Irace. Il libro persegue un’idea ambiziosa: tracciare la genealogia del progetto domestico evidenziando gli approcci costruttivi che sono emersi dalla seconda metà del 19° secolo ai giorni nostri. Irace individua dieci “figure” dell’abitare, a cui corrispondono altrettante narrazioni affidate ad esperti che mettono in relazione eventi storici, artistici e architettonici. Un’analisi a tappe che parte dalla casa decorata, seguita da quella razionale, sociale, liberata, prefabbricata, in mostra, di vetro, d’artista, scomposta e del futuro. Non ci sono gerarchie cronologiche tra i vari capitoli né attribuzioni esclusive ai progettisti, poiché maestri come Mies van der Rohe, Le Corbusier, Adolf Loos o Gio Ponti non possono essere contenuti in una sola “casa”: a prevalere è la forza degli intrecci, delle affinità elettive. La base di partenza di ognuno di questi racconti è la contestualizzazione storica, ovvero la messa a fuoco dei luoghi in relazione al loro ambiente politico, sociale, economico e tecnologico. Di ogni tipologia di interno vengono evidenziati gli elementi di continuità, ma anche quelli di rottura, oltre alle loro interpretazioni contemporanee. Gli esiti di queste indagini sono sempre interessanti, spesso inaspettati. Come avviene, per esempio, nel capitolo dedicato alla casa sociale: si parte dal tema della scarsità di alloggi nel secondo dopoguerra e dal dibattito sulla “casa per tutti”, e si passa ad analizzare il nobile modello dell’Unité d’Habitation di Le Corbusier, la sua eredità sui complessi ad alta densità, come il Robin Hood Gardens degli Smithson, o le tante operazioni di edilizia popolare realizzate in Italia tra gli anni Cinquanta e Settanta. L’analisi si conclude con la constatazione della crisi attuale di questo grande ideale del Modernismo, che si riflette nel passaggio dall’edilizia sociale all’arredo per tutti, favorito dal sistema Ikea o da esperienze come quella del tedesco Van Bo Le-Mentzel. Pubblicato da Carocci.