28 Gennaio 2015
Nel 1920, il trentatreenne Charles-Edouard Jeanneret-Gris decide di usare uno pseudonimo per firmare articoli d’architettura sull’Esprit nouveau: l’idea cade sul nome Le Corbusier. È l’inizio di una carriera destinata a raggiungere i massimi vertici del XX secolo. Ora, a 50 anni dalla scomparsa del maestro, il volume Le Corbusier Le Grand ripercorre gli snodi fondamentali della sua vita, realizzando una possente monografia corredata da oltre duemila immagini. Dentro, ci sono le folgorazioni utopiche, il rapporto uomo-natura che l’architettura deve proteggere come sacro sodalizio, i contatti epistolari con amici come Fernand Léger, Pablo Picasso, Josephine Baker, Jean Prouvé. Il libro rivela anche la sua attività di pittore (aspetto meno noto), il forte impegno civile, la vocazione umanistica. Così, durante la seconda guerra mondiale, Le Corbu teorizza il Modulor: scala di misura da usare non solo per costruire abitazioni, ma anche ripiani, appoggi, accessi, in accordo con le misure standard del corpo umano. E l’uomo, con i suoi bisogni sociali, è ciò a cui l’architettura deve tendere, sempre. Pubblicato da Phaidon.