10 Maggio 2016
L’image volée è una mostra collettiva curata dall’artista Thomas Demand e messa in scena da Manfred Pernice per la Fondazione Prada: una mostra doppia, o forse sarebbe più giusto dire divisa in due, perché tante sono le modalità adottate per osservare lo stesso fenomeno. La prima, situata al piano terra della galleria Nord, abbraccia le infinite declinazioni del furto in arte, dall’appropriazione alla falsificazione, interrogandosi sulle implicazioni culturali ed economiche che tale gesto comporta. Demand parte con un riferimento letterale al corpo del reato: dall’opera mutilata di Adolph von Menzel (Friedrich der Große auf Reisen, 1854), rinvenuta nelle stanze di Hitler nel 1945 e mai più esposta, al video della rapina orchestrata nel 1976 da Ulay a danno della Neue Nationalgalerie di Berlino, fino alla tragicomica denuncia di furto di una scultura immateriale di Maurizio Cattelan (1991). Avanzando, ci si imbatte presto in uno slittamento di significato, e dall’accezione di crimine il furto assume quella di strumento metodologico dell’artista: ed ecco Pierre Bismuth, che si appropria degli iconici poster di Daniel Buren e li espone dopo averne fatto degli origami, o Henrik Olesen, che omaggia lo scultore inglese Anthony Caro con un plagio, in cui l’opera è identica, ma al posto di ferro e alluminio troviamo legno dipinto e tubi. La caccia al ladro prosegue nel mondo virtuale: Oliver Laric offre le sue riproduzioni 3D della statuaria classica, scaricabili gratis dal sito Three D Scans, in polemica con i limiti del copyright alla libera circolazione di forme e idee concepite duemila anni fa. Sara Cwynar, invece, realizza una carta da parati ispirata ai capolavori del modernismo, nella quale inserisce, tra le altre, le immagini dei corpi straziati di Francis Bacon. Accanto, il curatore ha posizionato cinque piccole tele tagliate di Bacon, rinvenute nel suo studio: non gli piacevano, voleva evitare che venissero messe sul mercato a sua insaputa, una volta morto, e così decise di sfregiarle. La seconda modalità abita il sotterraneo della galleria Nord e la sala Cinema, e interpreta il furto come ultimo strumento rimasto all’artista per esplorare criticamente la società in cui vive. Qui non si rubano idee, stili o preziosi dipinti, ma identità, volti, segreti. Sotto accusa sono le infrastrutture della sorveglianza globale (nelle fotografie di Trevor Paglen e dello stesso Demand) o i misteri di certi cerimoniali di stato (nel video di Andree Korpys e Markus Löffler). E ancora: il fallimento dei media nel raccontare qualcosa di diverso da se stessi (nel trittico fotografico di Viktoria Binschtok), una selezione di apparecchiature per lo spionaggio, reliquiario di un’era pre-Snowden, e molto altro. La sublimazione del furto nel mondo dell’arte cede infine il passo al fenomeno più caratteristico e sfuggente del XXI secolo: il furto della privacy.
L’image volée
A cura di Thomas Demand
Fondazione Prada, Milano
18 marzo – 28 agosto