23 Ottobre 2015
Il restauro della Torre Del Borgo di Villa d’Adda, uno dei più noti edifici fortificati della bergamasca, è un esempio virtuoso di quella modalità di riutilizzo del patrimonio pre-esistente che fortunatamente va affermandosi sempre di più in Italia, come nel resto d’Europa. Siamo a 40 chilometri da Milano, nella zona di elezione progettuale di Gianluca Gelmini, che ha le sue radici proprio in questo territorio di cui conosce e apprezza anche i centri collinari minori, carichi di storia e tradizioni. Il complesso di Torre del Borgo risale al XII secolo e, dopo decenni di abbandono, è stato affidato allo studio CN10 di Gelmini che ne ha curato la trasformazione in biblioteca pubblica. L’architetto bergamasco ha adottato un atteggiamento “laico”, cioè profondamente rispettoso dell’ambiente e del luogo, ma pronto a “metterne in discussione, se necessario, la stessa ragion d’essere”. “Ciò non significa”, continua Gelmini, “rimanere indifferenti al contesto, ma capirne le più intime relazioni, comprenderne i caratteri, le forme e la materia, per operare una sintesi più o meno coerente con il programma iniziale”. Fedele a queste premesse, il progetto di recupero del sito ha puntato a unificare l’insieme dei corpi di fabbrica agendo su due fronti complementari: la ricerca di soluzioni a problemi di degrado strutturale, e la rilettura dell’intero complesso da un punto di vista architettonico, distributivo e funzionale. In sintonia con la propria filosofia progettuale, CN10 ha aggiunto pochi elementi, coerenti con la natura dell’edificio. Le quattro sale del torrione centrale sono state unite da un sistema di rampe e passerelle in ferro che richiamano le antiche scale a rampa unica. Tale scelta non altera la lettura e la fruibilità degli spazi interni ed è invisibile dall’esterno, mantenendo così inalterato il profilo storico della torre. Quest’elemento di raccordo confluisce poi in un nuovo volume su tre livelli destinato ai servizi, che è stato annesso alla parte storica e rivestito in rame: il contrasto materico con la pietra della facciata adiacente, che segna in un certo senso il cambio di destinazione formale, è smussato dalla scelta di linee essenziali in sintonia con quelle della torre. L’intervento sull’edificio storico altera ovviamente anche la prospettiva sulla piazza, che a breve sarà oggetto della seconda fase di lavori.