30 Ottobre 2017
Il materiale da costruzione più usato nell’architettura di Cordova durante la dominazione araba, epoca della sua massima espressione artistica, era la pietra tipica del territorio: la calcarenite. Terminata l’attività di estrazione, le cave sono state abbandonate e usate in seguito come rifugio dagli uomini che percorrevano i sentieri ai piedi della Sierra Morena, per spingersi fino alle rive del Guadalquivir. Oggi questi antri, solo apparentemente inospitali, rappresentano un patrimonio da tutelare e valorizzare, tanto che lo studio UMMO di Siviglia, guidato da Andrés Moreno e Manuel Murillo, ne ha trasformato uno in un’abitazione dalla vocazione contemporanea, perfettamente integrata con la rude e spontanea fisicità della roccia. Le pareti bianche che definiscono il nuovo volume si adattano dolcemente al profilo della pietra, generando uno spazio fluido caratterizzato dal naturale benessere che offre il sito. Il contrasto tra la consistenza della calcarenite e materiali quali il cemento, il marmo e il legno degli arredi, è niente affatto stridente, poiché non aggrava lo spazio; anzi, introduce un grado di leggerezza e luminosità capace di esaltare il senso del comfort. Il contesto così singolare e la semplicità delle forme utilizzate rimandano alla sensibilità mediterranea e alle atmosfere di quella “architettura senza architetti” raccontata da Bernard Rudofsky nel suo famoso saggio. L’opera, infatti, è talmente riuscita che potrebbe confondersi con una di quelle costruzioni spontanee che per sottrazione di materia naturale o addizione di volumi puri sono sempre state in grado di risolvere il tema del riparo, senza aggiungere alcun elemento superfluo o invasivo. E seppure l’immagine evochi una simile suggestione, l’intervento rivela un atteggiamento progettuale fondato su una profonda conoscenza dei materiali e della composizione, in grado di formulare una spazialità inedita, senza alterare l’identità del luogo.