11 Dicembre 2015
In che modo la collaborazione tra architetti e designer, scienziati ed esperti in stampe 3D, unita a uno stravagante trionfo di magneti, ombrelli e materiali innovativi, può entrare in simbiosi con il modo della moda? A rispondere sono le creazioni della stilista olandese Iris van Herpen, classe 1984, determinata fin dagli esordi a esplorare percorsi alternativi a quelli del fashion system, tanto da essersi oggi meritata una mostra personale allo High Museum of Art di Atlanta, ideata in collaborazione con il Groninger Museum. In Iris van Herpen: Transforming Fashion si trovano esposti, come vere e proprie sculture, i suoi abiti dall’appeal futurista. Non è un caso che essi abbiano catturato l’attenzione di star come Lady Gaga e Björk, che hanno indossato in concerto alcune fra le 45 creazioni qui presentate. Basta uno sguardo per trovare, nella sua estetica robotica e innovatrice, l’influenza di Alexander McQueen, che di certo avrebbe apprezzato capi come Crystallization (2010), primo abito nella storia della moda stampato con tecniche 3D per evocare depositi calcarei e gli stati dell’acqua in ogni sua forma. Che la stravaganza sia nel suo DNA, lo conferma Chemical Crows (2008), realizzato con stecche di ombrelli e dedicato alla tradizione alchemica (abile, come lei, nel trasformare lo stato delle cose), per raccontare il volo di quegli uccelli che, spiega la stilista, da sempre popolano il quartiere del suo atelier di Amsterdam. Un iter espositivo accompagnato da teche nelle quali osservare e toccare le texture brevettate, per comprendere l’unicità di ogni vestito divenuto opera d’arte: capi che nel 2011 hanno permesso all’allora ventisettenne Iris di conseguire il titolo di più giovane membro nell’ambitissimo calendario dell’Haute Couture parigina.
Iris van Herpen, Transforming Fashion
High Museum of Art
A cura di Sarah Schleuning
Atlanta
7 novembre 2015 > 15 maggio 2016