26 Febbraio 2016
Tra il 1955 e il 1995, quando era a capo del dipartimento di design della Braun, Dieter Rams ha disegnato 514 degli oltre 1.200 prodotti venduti dall’azienda. Un lavoro enorme e di qualità – improntato a un rigore stilistico e a una coerenza progettuale unici – che ai tempi non ricevette il giusto riconoscimento. Solo più tardi la sua lezione è entrata a pieno titolo nella storia dell’industrial design, dopo aver ispirato fuoriclasse come Jasper Morrison, Konstantin Grcic, Naoto Fukasawa e Jonathan Ive, che ha ammesso di aver attinto all’estetica, all’ergonomia e alle interfacce dei prodotti Braun per quelli Apple. La consacrazione del genio prolifico di Rams è stata affidata, tra il 2008 e il 2012, a una mostra epocale, Less and More, che ha toccato sei città nel mondo ed è stata affiancata da un omonimo e ponderoso volume, curato da Klaus Klemp e Keiko Ueki-Polet, oggi nuovamente disponibile per Gestalten. Si tratta di un’opera fondamentale, con oltre 700 immagini, tra disegni, modelli e prototipi di tutto ciò che il progettista ha disegnato per Braun in 40 anni. Dotato di un ottimo apparato critico, Less and More. The Design Ethos of Dieter Rams è anche un manifesto cartaceo del pensiero del maestro, figlio del “Less is more” modernista, da lui modificato in “Less but better”. Lo testimonia la cura editoriale con cui sono realizzate le sue 808 pagine, in perfetto stile “ramsiano”. La copertina è morbida, in candido PVC, protetta da un sobrio cofanetto grigio con le scritte bianche: sul fronte ci sono titolo e sottotitolo, sul retro la firma del designer. Less is More, oltre a regalare una raffinata esperienza tattile e visiva, certifica l’attualità del progetto di Rams, la forza e la semplicità della sua visione: “Un bravo designer”, afferma l’autore, “deve essere sempre un passo avanti rispetto al proprio tempo, e mettere in discussione qualunque cosa venga generalmente considerata ovvia. Deve inoltre sapere interpretare i bisogni delle persone, la realtà in cui vivono, i loro sogni, i loro desideri, le loro preoccupazioni, le loro necessità, ed essere in grado di valutare realisticamente le opportunità e i limiti che offre la tecnologia”.