The Present in Drag
9. Biennale di Berlino

18 Luglio 2016

Si intitola The Present in Drag la 9. Biennale di Berlino. L’intento, dichiarato, è quello di sbeffeggiare il gergo artistico e l’idea che l’arte debba “smascherare” la società, i suoi conflitti, le sue aporie, le sue contraddizioni. È una biennale che agisce come uno specchio: riflette e anche un po’ distorce, con i visitatori bombardati da videoclip, light box pubblicitari, merchandising, slogan e immagini. Opere d’arte che scimmiottano l’estetica dei media, delle multinazionali e dei duty-free shop, per restituire la fotografia di un mondo occidentale che promuove sì il benessere, ma lo fa all’interno delle smart city, e favorisce un ritorno alla natura che di naturale ha solo l’idea. Dietro a tutto ciò c’è la filosofia del prefisso “post”, che offre sradicamento dal passato e un tuffo acritico nel presente: la filosofia di DIS, collettivo formato da Lauren Boyle, Solomon Chase, Marco Roso e David Toro, cui si deve l’omonimo magazine e la curatela di questa biennale. Oltre allo storico Kunst-Werke, DIS ha scelto quattro sedi espositive che rafforzano l’effetto immersivo e a tratti disturbante dell’operazione. Sono l’ESMT European School of Management and Technology, The Feuerle Collection, la barca turistica Blue-Star e l’Akademie der Künste in Pariser Platz, dove l’apocalissi è garantita da venditori di selfie stick e varie trappole per turisti. A fronte di oltre centoventi partecipanti tra artisti, fashion designer e DJs, le opere da ricordare non sono poi tante, ma valgono una gita a Berlino. C’è la video-installazione di Cécile B. Evans, una passerella circondata da uno specchio d’acqua con la storia di Hyper, avatar in cerca d’identità ed emozioni, e la ricostruzione brandizzata di un paesaggio finto naturale di Timur Si-Qin, dove monitor e telecamere rivelano il processo di generazione e imposizione di un’immagine sul dato reale. L’opera di Simon Denny riflette sulla blockchain, sistema alla base del bitcoin, ponendo una domanda: e se la sua indipendenza da banche e comportamenti opportunistici dell’uomo rappresentasse un futuro auspicabile ben oltre il suo uso attuale? Le fa eco il museo della felicità di Simon Fujiwara, costruito a partire da una rielaborazione econometrica di dati raccolti dall’azienda fondata dal fratello. Due opere chiudono il cerchio, situate all’ultimo piano dell’Akademie: il videoclip di Will Benedict per la canzone I Am a Problem dei Wolf Eyes, dove un alieno con le fattezze di un anfibio discute di politica estera con il giornalista televisivo Charlie Rose; e la realtà virtuale concepita da Jon Rafman, cinque intensi minuti tra incubo e intrattenimento che sembrano voler proiettare la storia in un futuro possibile, al di là di metafore e fantasie. L’immagine artistica di quest’epoca di transizione culturale, economica e tecnologica non è mai sembrata tanto futile e superficiale, al punto da trasformare la Biennale di Berlino nell’equivalente di un parco tematico, tra Disney World ed Expo. Che sia un inevitabile ritratto dei nostri tempi?

The Present in Drag, 9. Biennale di Berlino
A cura di DIS (Lauren Boyle, Solomon Chase, Marco Roso, David Toro)
KW Institute for Contemporary Art
ESMT European School of Management and Technology
The Feuerle Collection
Blue-Star
Akademie der Künste
4 giugno – 18 settembre

Timur Si-Qin, A Reflected Landscape, 2016. Courtesy: Timur Si-Qin; Société, Berlin; Studio Ramos. Photo: Timo Ohler.

Timur Si-Qin, A Reflected Landscape, 2016. Courtesy: Timur Si-Qin; Société, Berlin; Studio Ramos.
Photo: Timo Ohler.

Simon Denny, Blockchain Visionaries, 2016 Courtesy: Simon Denny; Galerie Buchholz, Cologne/Berlin/New York. Photo: Timo Ohler.

Simon Denny, Blockchain Visionaries, 2016. Courtesy: Simon Denny; Galerie Buchholz, Cologne/Berlin/New York. Photo: Timo Ohler.

Simon Fujiwara, The Happy Museum, 2016. Courtesy: Simon Fujiwara. Photo: Timo Ohler.

Simon Fujiwara, The Happy Museum, 2016. Courtesy: Simon Fujiwara. Photo: Timo Ohler.

Will Benedict, I AM A PROBLEM, 2016. Courtesy: Will Benedict; Balice Hertling, Paris; Third Man Records. Photo: Timo Ohler.

Will Benedict, I AM A PROBLEM, 2016. Courtesy: Will Benedict; Balice Hertling, Paris; Third Man Records. Photo: Timo Ohler.

Josephine Pryde, The New Media Express, 2014; Josephine Pryde, Hands „Für mich“, 2014–16. Courtesy: Josephine Pryde; Galerie Neu, Berlin. Photo: Timo Ohler.

Josephine Pryde, The New Media Express, 2014; Josephine Pryde, Hands „Für mich“, 2014–16. Courtesy: Josephine Pryde; Galerie Neu, Berlin. Photo: Timo Ohler.

Halil Altindere, Homeland, 2016. Courtesy: Halil Altindere and Pilot Gallery, Istanbul. Commissioned and co-produced by Berlin Biennale for Contemporary Art. Produced with the support of SAHA, Istanbul .

Halil Altindere, Homeland, 2016. Courtesy: Halil Altindere and Pilot Gallery, Istanbul. Commissioned and co-produced by Berlin Biennale for Contemporary Art. Produced with the support of SAHA, Istanbul .

Debora Delmar Corp., MINT, 2016. Courtesy Debora Delmar Corp.; Duve, Berlin. Photo: Timo Ohler.

Debora Delmar Corp., MINT, 2016. Courtesy Debora Delmar Corp.; Duve, Berlin. Photo: Timo Ohler.

atelier le balto, Passage, 2016. Courtesy: atelier le balto. Photo: Timo Ohler.

atelier le balto, Passage, 2016. Courtesy: atelier le balto. Photo: Timo Ohler.

Juan Sebastián Peláez, Ewaipanoma (Rihanna), 2015. Courtesy: Juan Sebastián Peláez.

Juan Sebastián Peláez, Ewaipanoma (Rihanna), 2015. Courtesy: Juan Sebastián Peláez.

Cécile B. Evans, Endurance Study – A Pictorial Guide I, II, III, 2016. Courtesy: Cécile B. Evans; Barbara Seiler, Zurich; Private Collection. Photo: Timo Ohler.

Cécile B. Evans, Endurance Study – A Pictorial Guide I, II, III, 2016. Courtesy: Cécile B. Evans; Barbara Seiler, Zurich; Private Collection. Photo: Timo Ohler.


Sara Dolfi Agostini

Curatrice e giornalista, vive tra l’Italia e gli Stati Uniti, ma spesso cambia rotta per visitare musei, biennali e studi d’artista. Specializzata in arte contemporanea e fotografia, è consulente scientifica della Triennale di Milano. Inoltre, ha co-curato il progetto di arte pubblica ArtLine Milano e scritto il libro Collezionare Fotografia (2010, con Denis Curti). Collabora con Il Sole 24 Ore dal 2008.


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