3 Marzo 2015
Sculture, dipinti o disegni? Difficile a dirsi esaminando le opere della giovane Avery Singer, in mostra alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Le sue “nature morte digitali” – così le ha definite – rovesciano tutti i cliché della pittura e si candidano a quintessenza di quella bidimensionalità che si è imposta con la diffusione di smartphone e tablet. La sua realtà è abitata da personaggi dai capelli boccolosi tradotti in linee geometriche. E proprio come su Internet, intreccia passato e presente, finzione ed esperienza vissuta. Tra gli episodi letterari e artistici ispirati alle avanguardie storiche irrompono scene prosaiche di vita d’artista, dove assistiamo a incontri imbarazzanti con critici e curatori durante le temute studio visit. L’effetto è ironico: ciò che la pittura storicizza è il dietro le quinte, l’artista mai visto. Il tutto mediato dal computer. Singer, infatti, crea le sue figure con SketchUp, programma usato in architettura e design per riprodurre volumi in 3D, e decostruisce lo spazio pittorico con una palette monocromatica e l’aerografo. Il risultato ha un sapore cubista, ammicca all’astrazione, ma dietro ogni tela negata al colore e al realismo l’autrice ribadisce la forza del contenuto.
Avery Singer. Pictures Punish Words
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
A cura di Beatrix Ruf
Torino
12 febbraio > 12 aprile
Photos: Giorgio Perottino