Italian Limes #02
Ghiacciai

7 Ottobre 2014

Italian Limes è un progetto di ricerca e un’installazione presentata alla XIV Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, che ha inaugurato lo scorso 7 giugno e rimarrà aperta al pubblico fino al 23 novembre. Questo post è il secondo di una serie di approfondimenti che nei prossimi mesi avranno l’obiettivo di espandere i temi di ricerca alla base del progetto, delineandone possibili sviluppi e presentando materiali inediti non presenti all’interno della mostra.

“In [The Glacier Series], the massive glaciers are seen from the sky, at a distance where we can appreciate their magnitude; in order to see them in their entirety, we need to get away from them. Their incremental movement is a phenomenon we understand by the virtue of scientific knowledge, not of what we can see with the naked eye.” (Matthew Drutt, “Olafur Eliasson: A Cultivated View”, from Olafur Eliasson: Photographs, 2004, p. 13).

Olafur Eliasson, The glacier series (1999), 42 fotografie a colori. Courtesy of Tanya Bonakdar Gallery.

Olafur Eliasson, The Glacier Series (1999), 42 fotografie a colori. Courtesy of Tanya Bonakdar Gallery. / Olafur Eliasson, The Glacier Series (1999), 42 color photographs. Courtesy of Tanya Bonakdar Gallery.

Il movimento dei ghiacciai è un fatto che può essere dedotto soltanto dalla osservazione delle sue conseguenze, dagli effetti che esso produce sugli elementi circostanti nel processo del suo impercettibile ma continuo scorrere a valle. La superficie di un ghiacciaio è il risultato formale di questa trasformazione, quasi fosse un fotogramma ad alta risoluzione di un flusso in cui l’altissima viscosità del fluido produce l’effetto di un video girato a pochissimi frame per anno. I crepacci – fratture causate dell’attrito fra il manto di ghiaccio e le asperità della superficie rocciosa sottostante – ne sono la caratteristica più evidente. Un’altra è data dal classico parallelismo delle morene mediane che si creano quando più bacini confluiscono in un unico letto glaciale.

Un ghiacciaio viene definito “morto” nel momento in cui smette di muoversi: il più delle volte questo avviene a causa del suo assottigliarsi e del conseguente emergere della roccia sottostante, la quale frammenta e separa il manto, impedendogli di mantenere una massa sufficiente a vincere l’attrito e continuare così a scendere. Un ghiacciaio morto viene progressivamente ricoperto da pietre e detriti, producendo un paesaggio irreale e desolato. Questo tipo di paesaggio, assieme alle valli glaciali la cui altitudine non permette la crescita di vegetazione sulle superfici lasciate libere dal ritiro delle morene, sta diventando sempre più comune sulle Alpi che disegnano il confine fra Italia, Austria e Svizzera.

Il ghiacciaio e la cima del Similaun (3.597 m) viste dal Similaunhütte, sul Confine di Stato italo-austriaco, 21 settembre 2014.

Il ghiacciaio e la cima del Similaun (3.597 m) viste dal Similaunhütte, sul Confine di Stato italo-austriaco, 21 settembre 2014. / The glacier and peak of the Similaun (3597 m) viewed from the Similaunhütte, on the Austrian-Italian border, September 21, 2014.

A partire dalla metà del XIX secolo, le masse glaciali di tutti e cinque i continenti hanno subito un enorme calo. Il ritmo di questo ritiro è triplicato nel periodo compreso fra gli anni Settanta e l’inizio degli anni 2000. Durante il corso della sola estate del 2003, la perdita di volume complessivo dei ghiacciai sulle Alpi ha sfiorato il 10% dell’intera massa rimanente. Nonostante documentari come Chasing Ice, del fotografo americano James Balog, abbiano registrato la drammatica velocità di scioglimento delle calotte artiche, i ghiacciai alpini sono quelli che stanno maggiormente subendo gli effetti del cambiamento climatico. A differenza dei vasti sistemi glaciali himalayani o patagonici, per esempio, la dimensione relativamente contenuta di quelli alpini non riesce a mitigare il disequilibrio del bilancio della loro massa creato dall’incremento delle temperature.

Tratto del Confine di Stato italo-austriaco, con in evidenza i ghiacciai sulla displuviale. Le lettere A, B, C e D indicano le viste ravvicinate dei tratti di confine mobile presi in esame nell’immagine successiva. Courtesy of Italian Limes.

Tratto del Confine di Stato italo-austriaco, con in evidenza i ghiacciai sulla displuviale. Le lettere A, B, C e D indicano le viste ravvicinate dei tratti di confine mobile presi in esame nell’immagine successiva. Courtesy of Italian Limes. / Section of the Austrian-Italian border, showing the glaciers on the watershed. The letters A, B, C and D indicate the close-up views of the sections of mobile border examined in the following image. Courtesy of Italian Limes.

Attualmente, circa 150 ghiacciai italiani vengono monitorati come campione di studio dal Comitato Glaciologico Italiano, che a partire dal 1911 è responsabile del rilevamento sistematico delle variazioni dei fronti glaciali sul territorio nazionale. Nel 1927, in collaborazione con l’Istituto Geografico Militare, viene pubblicato il primo Atlante dei Ghiacciai Italiani, in cui sono rappresentate alla scala di 1:500.000 tutte le masse glaciali italiane presenti su Alpi e Appennini. L’indicizzazione e la rappresentazione di queste superfici in alta quota ha permesso di definire con precisione l’andamento lungo l’arco alpino della linea displuviale, che costituisce l’elemento naturale attraverso il quale si manifesta la presenza del Confine di Stato sul territorio, e che per lunghi tratti corre su ghiacci perenni. Di fatto, l’intera frontiera settentrionale italiana appare come una linea tracciata attraverso un arcipelago di ghiacciai. Difficilmente visibile sulla carta, la ragione che associa il tracciamento del confine al percorso della displuviale appare in maniera evidente osservando la morfologia del terreno sul campo, dove bacini idrografici ampi migliaia di chilometri quadrati definiscono i propri limiti senza però comunicare l’uno con l’altro.

In conseguenza del progressivo ritiro dei ghiacciai, la displuviale alpina ha subito spostamenti notevoli negli ultimi anni, portando alla necessità di una nuova negoziazione dei termini di confine fra Italia e stati confinanti. La deformazione della linea spartiacque può avvenire sia in altitudine (un ghiacciaio che si assottiglia o sparisce lasciando emergere la cresta rocciosa sottostante, che diventa quindi la nuova e definitiva linea spartiacque), sia in superficie (slittamenti e ritiro dei bacini glaciologici che ne causano una modifica del tracciato). A partire dal 2008, ogni due anni, l’Istituto Geografico Militare effettua delle campagne in alta quota per verificare lo spostamento del confine (irregolare ed imprevedibile), ed aggiornare la cartografia ufficiale. La possibilità di valutarne l’entità è garantita dall’estrema risoluzione degli strumenti di misurazione GPS, la cui precisione sub-centimetrica eguaglia quella delle stazioni permanenti della rete geodetica transnazionale GAIN (Geodetic Alpine Integrated Network) per la misurazione degli spostamenti tellurici e della sismicità attraverso l’intero arco alpino.

Casi studio di tratti di confine mobile su ghiacciaio lungo la displuviale fra Italia e Austria. Courtesy of Italian Limes.

Casi studio di tratti di confine mobile su ghiacciaio, lungo la displuviale fra Italia e Austria. Courtesy of Italian Limes. / Case studies of sections of mobile border on the glacier, along the watershed between Italy and Austria. Courtesy of Italian Limes.

L’introduzione del concetto di “confine mobile” – al di là di piccoli aggiustamenti del tracciato confinario avvenuti nella seconda metà del secolo scorso – è stata, di fatto, l’unica modifica sostanziale al Confine di Stato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Fortunatamente, a differenza di altre aree del pianeta dove un’analoga dinamica è in corso (nel Campo de Hielo Patagónico Sur, al confine fra Cile ed Argentina, o nel ghiacciaio del Siachen a cavallo di India, Cina e Pakistan, o, più recentemente, nell’artico), i rapporti distesi fra Italia, Austria e Svizzera non hanno portato a dispute, ma sono serviti a fornire un modello per la soluzione teorica e pratica di dinamiche di questo tipo. Tuttavia, l’enorme importanza geopolitica delle regioni ghiacciate – che coprono circa il 10% delle terre emerse, costituendo enormi riserve di acqua dolce – è destinata ad aumentare esponenzialmente con le conseguenze del cambiamento climatico. Territori inaccessibili, precedentemente marginali, sono oggi il fulcro di aspre rivendicazioni territoriali fra stati nazionali, allo scopo di sfruttare nuove risorse naturali ed incrementare la propria influenza sulle regioni confinanti. All’interno di questo scenario, la nozione geografica e legislativa di confine naturale – in apparenza esplicita ed oggettiva – viene di volta in volta modificata, interpretata e riscritta, rendendo evidente la dimensione politica e la transitorietà di ogni atto di rappresentazione e definizione della realtà.

Impressum

Italian Limes è un progetto di Folder (Marco Ferrari, Elisa Pasqual) con Pietro Leoni (interaction design), Delfino Sisto Legnani (fotografia), Dawid GórnyAlex RotheraAngelo Semeraro (projection mapping), Alessandro Mason (coordinamento di produzione), Claudia Mainardi.

Italian Limes ha ricevuto una menzione speciale come progetto di ricerca della sezione Monditalia dalla giuria della XIV Mostra Internazionale di Architettura, La Biennale di Venezia.

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Marco Ferrari

Architetto, si occupa di design dell’informazione. Insegna all’ISIA di Urbino e allo IUAV di Venezia. Dal 2011 al 2013 è stato Creative Director di Domus. Nel 2012, assieme a Elisa Pasqual, ha fondato Folder, studio di ricerca e progettazione visiva con base a Milano. È nato nel 1981.


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